No alcol, no droga. Sì ballo, no sballo La parrocchia inventa la sua discoteca – Corriere Fiorentino

No alcol, no droga. Sì ballo, no sballo La parrocchia inventa la sua discoteca – Corriere Fiorentino.

San donnino

No alcol, no droga. Sì ballo, no sballo
La parrocchia inventa la sua discoteca

Un posto per under 18 capace di promuovere «momenti di incontro, aggregazione e divertimento con la musica e il ballo, senza alimentare la cultura dell’eccesso e dello sballo»

FIRENZE – Niente alcol, nè droghe. No allo sballo ma sì al ballo. Nasce così l’idea di una discoteca per under 18, alla periferia di Firenze, capace di promuovere «momenti di incontro, aggregazione e divertimento con la musica e il ballo, senza alimentare la cultura dell’eccesso e dello sballo, per sviluppare nei giovani un senso critico alla scelta e la gioia di divertirsi stando insieme».

IL PROGETTO – È l’obiettivo del progetto «Voglio vivere così: Be a normal teen spirit» promosso dalla Fondazione Spazio Reale che ha sede nella parrocchia di San Donnino, alla periferia di Firenze, in collaborazione con lo Spazio service srl e con l’associazione Associazione Spazio giovani, un ramo di Spazio Reale costituito tutto da giovani.

NO ALCOL-NO DROGA – La discoteca aprirà alle 15 del 14 febbraio, ultima domenica di carnevale, e per due domeniche al mese ragazzi tra i 13 e i 17 anni potranno divertirsi ma anche «dire no alla cultura dello sballo che produce isolamento, omologazione espropriazione di se stessi», come si legge in una nota degli organizzatori. Una discoteca «no alcool-no droga», ma si potranno gustare «coloratissimi cocktail alla frutta dai nomi stravaganti», che per gli organizzatori servirà a recuperare «il senso e l’importanza del vivere vero e reale, senza finzione e senza maschere, senza sentire il bisogno di ricorrere a presunti supporti artificiali».

LA SFIDA? ESSERE NORMALI – La «sfida» proposta ai giovani, «è semplice e può apparire perfino banale, ma in realtà si rivela assai ardua: essere normali, con le proprie specificità, i propri limiti e le proprie potenzialità; fuori dalla finzione e degli pseudo piaceri artificiali» e senza «omologarsi alle abitudini, ai vizi ed agli eccessi».


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