Parlare A o parlare CON?

Parlare A qualcuno vuol dire semplicemente parlare, dire tante cose e ascoltare poco.
Parlare CON vuol dire porsi sullo stesso piano: permettere agli altri di mettere in discussione le proprio convinzioni.
 
Parlare A qualcuno vuol dire semplicemente parlare, dire tante cose e ascoltare poco.
Parlare CON vuol dire porsi sullo stesso piano: permettere agli altri di mettere in discussione le proprio convinzioni. Se parlo di fede A qualcuno gli dirò tante cose, probabilmente giuste, se parlo di fede CON qualcuno gli permetterò di fare domande, mostrarmi i suoi dubbi, evidenziare i miei e le mie eventuali contraddizioni.
È più facile parlare A che CON, perché così nessuno mette in discussione i miei sistemi di fede e il modo di viverla.
Ma se ci fermiamo a parlare CON un adolescente che frequenta la nostra chiesa, quasi certamente vedremo che ama Dio e cerca di vivere la sua fede ma spesso non sa come, non perché non gli venga detto, ma perché non riesce ad applicarlo alla sua quotidianità.
I ragazzi nelle nostre chiese credono a ciò che gli viene insegnato e trovano nella Bibbia, ma spesso si sentono soli, perché nessuno a scuola la pensa come loro, perché in un mondo dove tutto è relativo gli viene insegnato a credere negli assoluti, soli perché provano a vivere certi schemi morali che gli sono stati insegnati ma non sanno spiegarne il motivo o non riescono a convincere i loro amici. Non solo si sentono diversi ma forse anche “sbagliati”.
Hanno anche paura del futuro e di sbagliare. La paura di sbagliare è forse dovuta ad una non corretta comprensione della grazia di Dio, del suo amore incondizionato che non si basa su cosa facciamo perché, come umani, sbagliamo.
La paura del futuro è più che motivata, basta guardare il presente in cui vivono e l’esempio di futuro che hanno: gli adulti. Che paura del futuro può avere un ragazzo di 14-15 anni? Non dovrebbe essere spensierato? Proviamo a parlarne con loro e lo scopriremo.
Non occorre dire loro cosa c’è di sbagliato in questi ragionamenti, ma serve aiutarli a trovare la verità in un mondo in “cui tutto è vero se lo è per te”.
Una verità che già conoscono ma forse non riescono ad applicare. A scuola viene loro insegnato a mettere tutto in discussione, in chiesa l’esatto opposto. Sediamoci con loro e aiutiamoli a mettere in discussione la bugia per accettare la verità, rispettando i loro dubbi e il loro percorso. Spesso lavorando con i giovani si tende a dare tante risposte, tanti suggerimenti ma forse si ascoltano poco le domande.
Sediamoci a parlare con loro: potremmo scoprire un mondo forse non del tutto nuovo, ma decisamente interessante. Per un adolescente pensare che qualcuno di più grande si sia fermato a parlare CON lui, non per dirgli cosa fare o non fare ma per ascoltare le sue idee, provando a capirlo e rispettando le sue contraddizioni (senza accettare ciò che è sbagliato)… è qualcosa che vuol dire molto, che può rendere più vero il fatto che Dio è interessato a chi è, non a come farlo comportare.

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