Oggi l’edizione online del Corriere della sera, pubblica un dato allarmante per l’entità, ma che fotografa un fenomeno a cui ormai ci siamo abituati: il 31% dei ragazzi tra i 15 e 24 anni che non studia, non ha lavoro, non lo trova.
I nostri ragazzi crescono e vivono in una società che non crede nei giovani, che non investe loro e sono ormai certi che dovranno “tirare a campare” per chissà quanto tempo, che non avranno certezze sul lavoro e che uno su tre non troverà lavoro per molti anni.
Che impatto ha tutto questo sul loro modo di affrontare la vita, lo studio, la fede?
Pensiamo che questo non abbia un impatto?
Nella migliore delle ipotesi vediamo i ragazzi nei nostri gruppi giovani 3-4 ore a settimana, mentre per il resto del tempo sono immersi in questo mondo.
Chiaramente occorre insegnare loro che, come forse i loro genitori non hanno mai fatto, dovranno confidare sulla provvidenza divina, dovranno sapersi adattare, rinunciare, perché il benessere sembra proprio finito.
Ma è tutto qui?
Forse occorre riflettere sull’impatto che una società che tratta i giovani in questo modo, influenza anche il loro modo di vivere la fede, la chiesa, le relazioni. Il messaggio che viene comunicato loro è “tanto poi crescerai”, “sei giovane, vali poco, meglio io che sono più vecchio”, “i miei diritti acquisiti sono più importanti dei tuoi”, “non vali niente perché sei giovane”.
Riflettiamo se noi, come adulti, abbiamo questo atteggiamento, in chiesa e non.
Rendiamoci anche conto del fatto che se chiediamo ai giovani di impegnarsi, fare qualcosa in chiesa, forse dobbiamo lasciar loro lo spazio di farlo a modo loro, non di chiedere di farlo a modo nostro.
Riflettiamo anche sull'efficacia di usare i giovani e adolescenti nelle evangelizzazioni: sono un eccellente strumento con i coetanei, ma sarà molto difficile che gli adulti gli diano retta.
Uno dei nostri compiti è quello di leggere il mondo in cui crescono i ragazzi, capire le conseguenze che questo porta nella loro vita, nel loro modo di pensare e aiutarli a pensare queste realtà in modo biblico.
Come in ogni situazione, anche questa può avere qualche risvolto positivo. Nel lungo periodo di inattività dovuto alla ricerca di occupazione, potremmo suggerire ai ragazzi di impiegare qualche mese come volontari presso le varie associazioni missionarie in Italia e, ancora meglio, all'estero. Al momento sono già molti i ragazzi e le ragazze impegnate in questo con OM Italia, YFC Italia e altre missioni.